Commenti a lezioni, corsi, seminari...

”…E’ stato veramente un bellissimo incontro quello di questo fine settimana.. Ne sono entusiasta perchè ho subito iniziato a cogliere possibilità di rimodulare il mio percorso di didatta. E’ proprio questo che deve fare un’esperienza, vero? Anche e specialmente alla mia …matura età. Questa è un’esperienza che si somma a tutte quelle fatte finora (di solito strettamente chitarristiche), di sicuro che lascerà il segno su di me, e cosa ben più importante, sui miei allievi. Oggi intanto per me è stata proprio una bella giornata di lavoro…Anzi di divertimento. Ho saputo gestire al meglio le lezioni (sicuramente ancora meglio si poteva fare, ma quello sarà per domani…). Ho iniziato a mettere in pratica alcune tue proposte, ma non tali e quali, bensì a modo mio, sicura che proprio questo sia il messaggio che ci hai donato. E poi, i ragazzi sono andati a casa felici. E che voglio di più?” E.G.

 

– Ogni esperienza “musicale” di questo seminario mi riporta alla relazione con l’altro nel mio lavoro psicoterapeutico. E’ come se noi tutti fossimo in relazione attraverso elementi che possiamo chiamare con nomi diversi ma che rimandano ad un’unica dimensione di “interazione umana”   E.M.

 

– Sono 52 anni che “faccio musica” ma solo ora capisco cosa significa “vivere la musica”. Grazie!   P.F.

 

– Conferme, spunti ed entusiasmo. Grazie!   F.C.

Dopo il corso estivo 2016

– Desidero lasciare un commento ora che sono a casa, superato il grande panico del terremoto dell’ultimo giorno.

Volevo ringraziare tutti: docenti e colleghi! È stata una bellissima esperienza che mi ha trasmesso tanta positività ed energia. Una ricchezza che ci siamo donati a vicenda trasmessa dagli ottimi insegnanti che hanno sempre assistito alle lezione dei colleghi: indice per me di grande freschezza, di desiderio di rimettersi sempre in gioco, di sperimentare ancora e sempre. Questa per me è la vera essenza della vita stessa. La bellezza di un’insegnante di cui per prima cosa arriva sempre il sorriso, il rispetto dei propri ed altrui “errori”.

Riassumo tutto in un grande GRAZIE S.L.M.

– Un corso estivo sulla musica? Forse si, soprattutto un sentiero per l’educazione vera, quella che promuove la crescita della persona. L.C.

– Molto stimolante. L.A.

– Un’esperienza che mi ha aiutata molto a conoscere il mio corpo, il mio rapporto con la musica, con lo strumento e con gli altri. E’ stato davvero un percorso di arricchimento per tutte le persone. Grazie! C.B.

– Quattro giorni di libertà e di ricchezza emotiva. E’ bello ritrovare nella musica “con gli altri” quella bellezza a cui ognuno di noi aspira. R.S.

“La ‪Ritmica Dalcroze‬ ha il compito di risvegliare “l’orecchio interiore” cioè la capacità di sentire la musica sia fisicamente che mentalmente contribuendo a sviluppare sensibilità estetica e personalità […].

Quando il bambino prende coscienza di ciò prova una ‪‎gioia‬ profonda che Dalcroze definisce “gioia superiore”; essa è uno stato permanente dell’individuo che si annida nell’intimo vibrante dell’energia vitale di ciascuno e che genera sicurezza, libertà, responsabilità, creatività, armonia […].

Credo che Dalcroze abbia avuto una geniale visione di come si sarebbe potuta educare un’intera generazione alla felicità; compito degli insegnanti dovrebbe essere quello di accendere la piccola fiamma di gioia che è nascosta in tutti”.

L.C., Studentessa iscritta al secondo anno del ‪CorsoDiFormazione‬ Dalcroze, Firenze

“Credo che il Dalcroze sia più di un metodo di insegnamento, il Dalcroze cambia il modo di vedere, conoscere e praticare la musica…e cosa non da meno è fonte di grande crescita personale. Di certo è un percorso lungo e spesso non facile, bisogna mettersi in gioco in ogni momento, ed essere intenzionati ad uscire dai propri schemi mentali (musicali e non). Proprio spinta da queste motivazioni ho deciso di intraprendere il corso di formazione”.

V.M., Studentessa iscritta al secondo anno del ‪CorsoDiFormazione‬ Dalcroze, Roma

Dopo il Dalcroze Day del 24.05.15 a Roma

Appena reduce dal Dalcroze Day, torno a casa e mi butto su un mega piatto di pasta con l’appetito di una ragazzina che ha giocato tutto il giorno .

Ed è proprio così che mi sono sentita!

Ed è proprio così che è stata questa specialissima esperienza: un’ immersione nella mia infanzia alla riscoperta della creatività perduta e chiusa in un cassetto, alla riscoperta delle emozioni e della gioia attraverso il corpo e la musica.

Il gioco , essere e mettersi in gioco, partecipare, condividere, sono state le strade percorse per avvicinarci al sorprendente mondo di Dalcroze.

E’ stata una giornata incredibile desidero ringraziare (…) tutti gli insegnanti conosciuti, tutti preparatissimi, entusiasti ed entusiasmanti.

Con tutti loro e con gli altri partecipanti ci si é immersi subito in un’atmosfera empatica, quasi magica, in cui le maschere e i ruoli sono immediatamente caduti per lasciare posto alla fantasia.

La mia percezione dello spazio e del tempo é stata totalmente stravolta, malgrado le splendide sale della sede Upter e gli orologi presenti in ogni sala.

Sono entrata a partecipare con alcune convinzioni e certezze e ne sono uscita completamente cambiata, mi sono scoperta una curiosità rinnovata verso la musica, una gran voglia di giocare con il corpo, una infinita gioia nella condivisione.

Il mio essere insegnate di musica è già cambiato, dopo la giornata di ieri.

Si aprono per me nuovi orizzonti.

P.E.

Dopo una lezione sul metodo al Liceo Farnesina di Roma del 17.02.15

Grazie dell’esperienza formativa di oggi. Io personalmente ho vissuto le due ore con orecchie, corpo, vista e tatto immerse nella musica. Ascoltavo e apprendevo come come quando immergi un spugna nell’acqua e si gonfia fino a che non è satura. Io però non sono ancora satura, spero di continuare questo cammino! 

F. T.

Intervento di Louisa Di Segni al Dalcroze Day 2015 a Roma

MAGGIO 2015 60 anni fa quando ho incominciato a seguire i corsi di formazione dalcroziana sono stata attirata e affascinata dal modo globale di concepire la musica ma non riuscivo ad afferrare gli altri due aspetti del metodo che pure sono essenziali: Il lato pedagogico e quello dello sviluppo della personalità. Solo molto più tardi e con l’esperienza ho incominciato a intuire il valore di completezza che questo metodo, a differenza di altri, contiene e offre. E l’esperienza che ho vissuto in quest’ultimo anno mi ha fatto ulteriormente riflettere sul significato del metodo e mi spinge a raccontarla. Non si tratta di una ricerca scientifica. Faccio semplicemente conoscere un’esperienza che si inserisce nel ventaglio di possibilità che il metodo Dalcroze offre. Un anno fa sono caduta e mi sono rotta il secondo femore e quattro costole che si sono schiacciate contro i polmoni provocando un edema polmonare. Inoltre cadendo ho battuto la testa causando un trauma cranico. Sono stata operata alla gamba, ho passato diversi giorni in terapia intensiva, poi mi hanno dimesso e sono tornata a casa in ambulanza. Il giorno successivo al rientro ho perso la parola. Il trauma cranico di cui non avevano tenuto abbastanza conto all’ospedale ha causato un ematoma che ha toccato tre punti del cervello. I medici consultati hanno detto che l’ematoma con molta pazienza ed evitando qualsiasi sforzo si sarebbe potuto riassorbire e che avrei ripreso a parlare. Avevo validi aiuti a casa e i miei figli dopo aver accertato la causa di questa afasia (così si chiama la perdita della parola) decisero di tenermi a casa. Hanno dimostrato molto coraggio, mi hanno aiutato in tutti i modi e mi sono stati e sono tuttora sempre vicini. Come anche il fisioterapista, amico di lunga data, che mi ha rimesso in piedi. Ho passato un lungo periodo di estrema stanchezza e debolezza e ho dovuto ricominciare tutto da capo. Dal ripristino dei ritmi biologici, delle facoltà intellettuali: memoria, concentrazione, coordinazione, equilibrio fra tempo spazio e energia, capacità di collegare. Sono calati i sensi: vista, udito, tatto, olfatto, gusto. Dolorante per mesi, oltre a non potermi muovere per via delle fratture, (non potevo coricarmi sui fianchi) ho interrotto ogni collegamento con l’esterno –niente telefonate, visite, libri, riviste, televisione, computer, musica, ecc.- Non riuscivo a tenere in mano un bicchiere, a digitare correttamente un numero del telefono, a tagliare la carne, a leggere e scrivere, neanche a firmare un assegno. Capivo che ero nei guai seri e che dovevo collaborare con chi mi stava vicino per tirarmene fuori. In queste condizioni difficili mi è stato di grande aiuto il metodo Dalcroze. Mi ha aperto una strada per ricostruire automatismi, ritrovare il rapporto fra spazio, tempo ed energia, prendere coscienza della successione degli eventi (cosa viene prima/cosa viene dopo). ABBINAMENTO SUONO/PAROLA Quando non trovavo le parole le cercavo: per es.: mi faceva male il tallone: mi concentravo sulla sensazione fisica del tallone e un po’ per volta quel che restava della memoria mi indicava che la parola che corrispondeva al significato incominciava con la “t” . Poi iniziavo una ricerca: ta, te, ti, to, tu, tr. Quale era il suono più adatto alla parola che cercavo? Con questo procedimento di tentativi accumulativi arrivavo lentamente alla parola. Per memorizzarla, dovevo ripetere il procedimento in tempi successivi ogni volta che non trovavo la parola, ma alla fine con costanza il risultato finale era sicuro. Quando sono stata in grado di tenere in mano una matita e la settimana enigmistica ho incominciato a fare parole crociate. Questa attività ha sviluppato la memoria e la concentrazione. L’inizio è stato difficile: scrivere e rimanere negli spazi degli schemi grafici era molto faticoso. Anche in questa attività i tempi della ricerca delle parole che all’inizio erano lunghissimi si sono man mano accorciati fino alla normalità. MUSICA Durante il mese dell’afasia completa passavo molto tempo ad “ascoltare” dentro di me ma in silenzio delle musiche che affioravano da sole. Per lo più si trattava di incipit di musiche per orchestra o musica da camera. Io cercavo di continuarle e spesso anche di immaginare la notazione della melodia o del ritmo. Questo dipende dal mio modo di ascoltare. Nella mia vita ho avuto la fortuna di crescere e vivere in un ambiente non ancora inquinato dalla costante presenza invasiva del suono (e anche dell’immagine) Ho sempre ascoltato molta musica. Ma come la ascolto? Certamente mai come sottofondo. E neanche lasciandomi condurre dalle emozioni. Quando una musica mi attira la sento moltissime volte scoprendo a poco a poco i vari elementi che la compongono. Infine arrivo a un senso di saturazione che dà benessere. E’ entrata dentro di me e lì rimane. Può riemergere dopo molto tempo per farmi scoprire e aggiungere nuovi elementi. Questo è ciò che è successo nel mio caso. COORDINAZIONE e DISSOCIAZIONE MOTORIA Giuocare con le mani: aprire/chiudere mani, a) una dopo l’altra; b) contemporaneamente c) mentre una apre l’altra chiude. Eseguire a) b) c) a diverse velocità. Ideare un modulo, per es. aprire mano destra- poi mano sinistra poi chiudere tutt’e due. Quando questi movimenti sono sicuri si inverte l’inizio: mano s – mano d- tutt’e due. Riuscire a cambiare dopo ogni modulo; eseguire seguendo una pulsazione più veloce. Farlo in diversi punti dello spazio. Una mano esegue a velocità normale, l’altra a doppia velocità, cambio; modulo da ricordare: Idem alzando e abbassando l’avambraccio Battere la misura a due/tre/quattro tempi mettendo il primo tempo sulla coscia. Prima con una mano poi con l’altra, poi con tutt’ e due. Cambiare velocità. Poi in canone. 5/4: su 5 dita: a) Toccare con una mano pollice, indice, medio, anulare, mignolo dell’altra mano. Andata e ritorno; b) cambio di ruolo delle mani; c) idem toccando la successione delle dita di una mano con un solo dito; d)Toccare pollice della mano d e pollice della mano s, indice mano d e indice mano s, medio d e medio s, anulare d e anulare s, mignolo d e mignolo s. Poi andata e ritorno invertendo la direzione del movimento. Cambiare velocità in tutti gli esercizi, STRUTTURA TEMPORALE (Successione di azioni e di pensieri: cosa viene prima e cosa viene dopo) Moduli AL COMPUTER: Digitare Ricordarsi dei tasti, riuscire a usarli nella giusta successione per formare una parola; ritrovare anche moduli del tipo: come procedere per scrivere e spedire una mail o fare un allegato. Passaggi e moduli sono importantissimi. Giocare a carte solitario. Quale numero viene messo sull’altro e trovare la sequenza da 1 a 13 P.S. GIUGNO 2015 Sono passati altri 4 mesi durante i quali il ricupero è ulteriormente progredito e ora mi sento meno stanca. Dopo un anno e mezzo ho ripreso a suonare il pianoforte. Ho incominciato con le invenzioni a due e tre voci di Bach concentrandomi sulla costruzione: memorizzando i moduli (ritmo, altezze, intervalli, armonia) trovati nello spazio della partitura. Ho anche ricominciato a improvvisare prendendo per es. come spunto intervalli. Mi accorgo che la musicalità non solo è rimasta ma è più profonda e credo anche che l’ascolto di me stessa che ho fatto durante questo periodo mi aiuterà sempre di più ad aprirmi all’ascolto degli altri. Louisa Di Segni-Jaffé